Ciao a tutti, mi chiamo Simone e scrivo da Castelnovo Monti, una località posta sull’Appennino emiliano (per la precisione in provincia di Reggio Emilia). Sono un agricoltore appassionato da sempre di meteorologia (sono infatti in possesso di una stazione meteorologica e mi diletto ad elaborare le previsioni del tempo), ma da qualche anno a questa parte ho scoperto il mondo dei laghetti!
Tutto è iniziato nel tardo autunno del 2007, quando ho preso in affitto un terreno che comprendeva una zona nella quale erano presenti diverse sorgenti, una volta utilizzate per abbeverare gli animali, la quale era però stata sommersa da una grande quantità di rovi, erbacce ed arbusti di medie-piccole dimensioni. Mi sono munito di motosega e decespugliatore, ed impiegando parecchio tempo, ho tolto tutte queste erbe infestanti, scoprendo che sotto questo strato si era creata una vera e propria palude, dalla quale emergeva solamente un tubo nero dalla quale usciva l’acqua solforosa, mentre quella dolce sgorgava direttamente dal terreno.
Nella primavera del 2008 io e mio padre abbiamo pensato di sfruttare questa occasione, quindi abbiamo deciso di far scavare un buco di un paio di metri cubi per raccogliere un po’ di acqua per innaffiare l’orto... L’escavatorista è però stato un po’ più abbondante e da qui ne è uscita una prima (ed inaspettata) bozza di laghetto, il quale era però estremamente misero, infatti non era presente né una pianta né un pesce.
Nella prima parte dell’estate (sempre del 2008) ho poi fatto analizzare le acque per pura curiosità e il responso è stato che tutte le sorgenti erano ancora costituite da acqua potabile, proprio come decine e decine di anni addietro, allorché ho approfittato della presenza di un muratore in zona per intubarle, cosicché potessi prelevare l’acqua anche per il consumo umano. Lui però mi disse che avrebbe fatto qualcosa di testa sua…
Dopo pochi giorni sulle rive del laghetto mi sono trovato un grazioso muretto in sassi, un piccolo piazzale in cemento su cui poggiare una panchina ed un vecchio lavabo di cemento, in perfetta armonia con l’ambiente circostante. Naturalmente, seguendo la mia richiesta, aveva anche provveduto ad intubare le sorgenti ed a creare dei drenaggi che raccogliessero le acque superficiali.
Ovviamente ho poi provveduto a recintare la zona e a tabellarla con i divieti d’accesso per ridurre al minimo il pericolo per i passanti, dal momento che la profondità del lago variava dai pochi cm ai 2 metri di profondità (quindi rischioso se vi si fosse scivolato una persona non capace di nuotare), con una superficie di circa 60 metri quadrati.
Con il passare dei giorni la zona ha iniziato ad essere popolata da una miriade d’insetti (tra le quali le libellule) e le acque hanno ripreso ad ospitare la vegetazione, composta prevalentemente da canne. A questo punto mi è però venuta voglia d’inserire qualche pesce, allora dei miei amici, che curano diversi laghi di pesca sportiva siti nei paraggi, mi hanno regalato una decina di trote. Nonostante siano state immesse in Giugno esse si sono ambientate benissimo, infatti l’acqua ha sempre mantenuto una temperatura inferiore ai 16°C e le sorgenti, nonostante la carenza di piogge, non sono prosciugate. L’unico problema è però derivato dagli aironi, i quali hanno iniziato a visitare l’area fin dalla prima notte, “rubandomi” un paio di pesci; l’indomani ho iniziato ad escogitare invano delle soluzioni (come posizionare dei rilevatori di movimento che emettessero un suono al loro arrivo per spaventarli, ma non hanno funzionato), poi mi sono recato dal ferramenta ed ho acquistato della rete antigrandine che, posta ad un metro di altezza sopra la superficie dell’acqua tramite a dei cavetti, ha prodotto uno schermo impenetrabile.
Vista l’ottima riuscita del mio esperimento mi sono poi rivolto ad un allevamento di trote presente nel comune di Collagna per aumentare la popolazione e me ne sono fatte portare una trentina. Nei primi giorni è filato tutto liscio, ma verso la fine di Settembre hanno iniziato ad andare in sofferenza, infatti la portata delle sorgenti è crollata di colpo, anche perché si è prolungata la fase avara di piogge (nel nostro Appennino l’estate del 2008 è infatti stata da record in questo senso); a ciò va anche aggiunta la caduta di qualche foglia di una noce che sovrasta lo specchio d’acqua (che ne ha quindi inevitabilmente variato il pH, nonostante la rete antigrandine abbia avuto anche la funzione di “raccoglitore” ed un “effetto zanzariera”) e la presenza dell’acqua solforosa, che solo in seguito sono venuto a sapere fosse poco indicata.
Una volta riprese le piogge, quindi anche rinvigoritasi la portata d’acqua, i pesci sono tornati ad essere più attivi, ma oramai me n’erano rimasti solo una decina.
Il periodo successivo è trascorso senza grosse complicazioni; questo fino al 1° Dicembre, quando le forti piogge, accompagnate da un mite vento di libeccio, hanno sciolto 50cm di neve nel giro di 36 ore. Il terreno, incapace di assorbire la troppa acqua, è stato soggetto ad un forte ruscellamento, con l’attivazione di veri e propri canali che si sono diretti con grande velocità in direzione del laghetto, il quale è posto in una conca abbastanza stretta sovrastata da diversi ettari di terreno coltivato a foraggere. Raggiungendo inesorabilmente il mio “piccolo paradiso” vi hanno anche immesso una grandissima quantità di terra e di detriti in genere, dando così origine alla tracimazione ed alla distruzione di parte di un argine, ma soprattutto nel rendere irriconoscibile ciò che avevo costruito con impegno.
Quest’ulteriore disguido mi ha provocato la perdita di altre trote, alcune perchè morte a causa dell’acqua estremamente limacciosa, alcune perchè uscite al momento della tracimazione, se si eccettua che per un esemplare che è poi riuscito a superare il resto dell’inverno.
Il video riguardante l’evento (la qualità è scarsa, infatti è stato fatto con un cellulare):
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Prima di questo disastro la rete antigrandine, che risultava antiestetica e rendeva difficoltosa la visione del fondo, era intanto stata sostituita con una rete di nylon fatta su misura da una ditta specializzata, con maglie di 12cm*12cm, anch’essa eccellente contro le visite degli aironi e garante di un’ottima visibilità, e quindi di una maggior radiazione solare sulla superficie dell’acqua.
Il laghetto visto dall’alto in una giornata invernale: si riconoscono ancora i segni dell’alluvione e l’acqua proveniente dai campi sovrastanti scendervi all’interno.
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Nella primavera del 2009 è poi sorto un altro grosso problema (i cui primi cenni si erano però mostrati al termine della stagione estiva 2008), infatti con le prime giornate tiepide si è notata la nascita di molte piante acquatiche indesiderate (le canne non mi hanno mai dato problemi), la cui espansione è stata veramente molto rapida; esse erano costituite da un apparato radicale molto modesto, ma la parte che si espandeva fino a filo dell’acqua era veramente ingombrante e formato da degli steli che al tatto parevano come dei capelli soffici e che avevano un odore caratteristico. A questo punto ho deciso di debellare il problema ed ho adottato un sistema consigliatomi da degli amici, ovvero quello di mettere un po’ di verderame nel lago, ma gli effetti ottenuti sono stati molto scarsi.
La cosa più saggia che mi era rimasta da fare era quella di entrare periodicamente in acqua e di estirpare tramite ad un rastrello le piante, anche a costo di fare una fatica enorme; fortunatamente dopo 5 o 6 volte che avevo compiuto “l’impresa” (sempre coprendomi di fango dalla testa ai piedi) mi si è presentata l’opportunità di acquistare 2 carpe erbivore.
Il 1° Giugno del 2009 hanno immesso diverse carpe regina e a specchi in uno dei laghi posto nei paraggi, ma nel carico di pesce erano appunto compresi degli amùr; sfortunatamente lo stress del viaggio, il fatto che siano state compresse in poco spazio per diverse ore ed il brusco cambio della temperatura dell’acqua ha fatto in modo che entrambe siano arrivate già morte. Per fortuna dopo qualche giorno sono riuscito a rimediarne un’altra, la quale ha svolto un lavoro eccezionale, infatti nell’arco dell’estate mi ha eliminato il problema delle erbe in eccedenza.
Nel frattempo sono anche riuscito a reperire 12 carassi adulti di color grigio, i quali si sono adattati senza nessuna difficoltà, così come una carpa regina di circa 35-40cm di lunghezza e una settantina di scardole che mi sono state regalate, anche perchè in questo caso la portata d’acqua delle sorgenti è sempre stata piuttosto abbondante. La trota superstite mi aveva invece “abbandonato” sfruttando il fatto che la rete posta davanti al tubo di scarico aveva temporaneamente ceduto.
Ecco una foto che ritrae l’amùr, la carpa regina e le erbacce nate nel laghetto prima del loro drastico calo:
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Alla fine di Settembre ho però deciso di fare un nuovo intervento al mio laghetto, infatti non riuscivo a digerire il fatto che nel corso dell’alluvione del Dicembre 2008 il volume d’acqua sia calato considerevolmente a discapito del terriccio, limitando quindi la possibilità di immettervi ulteriori pesci.
Grazie al prezioso aiuto di un mio amico abbiamo così provveduto a svuotare dall’acqua il bacino lacustre tramite due idrovore, quindi a catturare il pesce, rincorrendolo letteralmente in una trentina di cm d’acqua su una superficie ormai ridotta ad una trentina di metri quadrati. Dopo due ore di battaglia siamo riusciti a prendere tutti gli animali, provvedendo a inserirne alcuni dentro a delle vecchie vasche da bagno (per la precisione i pesci dalle dimensioni più modeste) all’interno delle quali veniva frequentemente ricambiata l’acqua, altri dentro una grossa gabbia immersa in un altro lago. A “trasloco” concluso abbiamo anche potuto ammirare in modo ancor più approfondito il lavoro operato negli ultimi mesi dall’amùr, il quale aveva mangiato qualsiasi pianta si trovasse a tiro.
L’intervento dello scavatore è stato pressoché immediato, facendo sì che lo shock per i pesci sia stato ridotto, se si eccettua che per i piccoli di scardola, le quali avevano nel frattempo proliferato in abbondanza. L’asportazione della terra caduta all’interno del lago è stata seguita da un’ulteriore approfondimento del fondo (che stavolta nel punto massimo è arrivato a toccare quasi i 4m) e da un modesto allargamento della superficie, la quale si è estesa a 90 metri quadrati, per una capienza totale stimata di circa 200 metri cubi di acqua. A monte, cioè in corrispondenza del “letto del fiume” creatosi nel corso dell’alluvione, è anche stato messo un grosso pozzetto in cemento armato di 80cm*80cm, dal quale esce un tubo con un diametro di 30cm per la raccolta e la deviazione delle acque che prevedibilmente si sarebbero riproposte nel corso dell’inverno in avvicinamento. C’è anche da segnalare che in seguito a questi lavori sono state trovate altre piccole sorgenti che sgorgavano da sotto il lago e la presenza di un costone roccioso che costeggia per l’intera lunghezza un argine del lago, il quale ha assunto una forma a fagiolo. Dopo pochi giorni abbiamo rimesso il pesce nel “nuovo” laghetto, il quale aveva finalmente preso la forma e le dimensioni che desideravo.
Lo scavatore in azione…
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Prima dell’inverno gli argini e le zone laterali sono tornate ad essere ricoperte dalla vegetazione (asportata durante gli scavi), la quale però non ha compreso le fastidiose piante che ero costretto a togliere, forse perchè un fondale più profondo ha anche significato una minor presenza di luce e temperature dell’acqua più basse.
Un grosso spavento è poi arrivato la mattina di Natale, infatti si è ripetuto lo scioglimento di moltissima neve in poco tempo, sempre a causa di forti piogge: fortunatamente al mio controllo (avvenuto ben prima dell’alba da quant’era alta l’apprensione) il pozzetto si era messo in funzione egregiamente, raccogliendo e deviando le acque infangate in discesa da monte.
Lo stato del lago nei primi giorni del 2010; qui si vede il pozzetto che recupera l’acqua in discesa dal territorio sovrastante e che la devia altrove.
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I primi di Marzo di quest’anno ho avuto un nuovo evento spiacevole, infatti è morto l’amùr; tuttavia mi hanno assicurato che è altamente probabile che questo tipo di pesce possa avere delle difficoltà nel periodo primaverile a causa del cambio di temperatura e per la loro delicatezza, quindi mi sono sentito un po’ più alleviato, dal momento che subito mi sono preoccupato pensando che avessi potuto commettere un errore io nella somministrazione del cibo.
Visto che nel complesso il mio laghetto era in buona salute ho poi deciso di comprare altri pesci, immettendovi nel corso degli ultimi mesi altre 15 carpe (equamente divise tra quelle a specchio e regina) di varie misure, 2 amùr piuttosto giovani di una ventina di cm di lunghezza (sperando che il fatto che si ambientino fin da giovani alle caratteristiche dell’acqua ne aumenti la resistenza), una decina di pesci rossi, 3 piccoli pesci gatto, 4 tinche dorate, 4 carpe koi, delle arborelle, delle pseudorasbore, dei cavedani e delle gambusie (che si vanno ad aggiungere ai vecchi carassi, alla carpa regina già preesistente ed alle scardole).
Venti giorni fa ho anche voluto montare una casetta di legno ai margini del laghetto per rendere l’ambiente ancor più completo ed accogliente, anche per sfruttare lo spazio a disposizione per organizzare qualche grigliata con gli amici o, all’occorrenza, semplicemente per farne un ripostiglio per qualche attrezzo.
In questa foto vi mostro come si presentava stamani il tutto, quindi si nota anche la casetta in legno.
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Ora ritengo finalmente di avere concluso l’opera e sto approfittando di queste ultime giornate di sole per godermi lo spettacolo che offrono i pesci quando si avvicinano a riva per cibarsi dei pellet che getto per sfamarsi, rimanendo ben visibili anche in presenza di persone, cioè non scappando verso il fondo.
Le piante che caratterizzano l’ambiente sono quelle classiche che si possono ritrovare ai bordi degli stagni, all’interno delle quali si nascondono rane, libellule, parecchi insetti ed anche una biscia d’acqua dolce con un bellissimo collare giallo.
Un angolo caratterizzato dalla presenza di canne:
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Purtroppo quest’anno non si è riprodotto nessun pesce, ad eccezione delle gambusie, forse perchè l’acqua è piuttosto fredda, anche se non ho del tutto perso le speranza, dal momento che, come del resto ho già specificato, l’anno scorso le scardole hanno proliferato alla fine di settembre.
Due delle carpe presenti:
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Poco distante da questo laghetto ho inoltre ripulito da circa un mese una vecchia fontana, anch’essa ormai in disuso da diversi anni, le cui quattro pareti sono costruite con muri di sasso a secco, mentre la base è composta da un unico pezzo di roccia attraverso la quale trasuda l’acqua.
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Trovandosi in un bosco si era infatti riempita con foglie secche e rami che, marcendo, si sono anche trasformati in un caratteristico terriccio. Ancora una volta mi sono munito di buona volontà e armato di badile l’ho svuotata (fortunatamente è profonda appena un metro) e con grande stupore ho scoperto la presenza di sanguisughe e di… salamandre! Ho infatti dapprima trovato un esemplare adulto, poi guardando meglio ho visto anche i piccoli, allorchè gli ho presi e messi temporaneamente in un secchio, poi gli ho rimessi nella fontana (che comunque non è altro che “una buca”), laddove soggiornano tutt’ora.
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Qui avevo pensato di immettervi qualche pesce gatto, dal momento che portarli al laghetto, che tra l’altro ne ospita già 3, sarebbe rischioso a causa della loro voracità, voi che ne pensate? Quali piante potrei mettere in questa piccola pozza che riceve ben poche ore di luce al giorno? Altri consigli per abbellirla?
Un saluto!